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Conferenza stampa di Parkland con Peter Landesman e Tom Welling

02/09/2013 | Interviste
Conferenza stampa  di Parkland con Peter Landesman e Tom Welling

Hanno presenziato i produttori M. Jackson, G. East, il distributore Rai Cinema rappresentato da Paolo del Brocco, il regista del film Peter Landesman e l’attore Tom Welling. Una conferenza stampa un po’ in solitario, per un film corale che ha lasciato l’ex supereroe di Smallville e il regista a rispondere alle domande dei giornalisti.

Il 22 novembre prossimo si celebreranno i 50 anni dal terribile assassinio compiuto ai danni dell’ex presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy e per l’occasione, come ha spiegato Del Brocco, il film uscirà in Italia con qualche anteprima a metà novembre, poi su Rai 3 in 22 novembre in prima serata.

Sull’argomento sono state dette un sacco di cose, ne era ben consapevole il regista Landesman, ha infatti ammesso di aver voluto incentrare il film non sull’aspetto politico e polemico della situazione, bensì aveva l’intenzione di mostra la storia da un punto di vista emozionale, portando sullo schermo delle persone comuni: "Il film vuole rappresentare il caos e la paura che colpiscono una persona normale di fronte alle grandi tragedie. Dieci anni fa mi trovavo a New York quando le Torri sono state abbattute e la sensazione di paura, angoscia e sgomento che ho provato è stata indescrivibile. Il giorno dell’assassinio di Kennedy il disorientamento e il panico sono stati uguali, volevo dunque portare al cinema la storia delle persone sconvolte da questi tragici eventi, come Robert Oswald, fratello dell’assassino di JFK. E’ una visione quasi shakespeariana della vicenda. L’uomo che viene improvvisamente colpito da tragedie più grandi di lui".

Più volte durante la conferenza stampa infatti, il regista ha paragonato i suoi personaggi e la tragedia stessa alle vicende di quelle del mondo shakespeariano. Alla domanda posta dalla moderatrice D’Agnolo Vallan, riguardo al rapporto fra Tom Welling e gli altri interpreti, l’attore ha dichiarato di aver imparato molto da tutti: "E’ stata una bellissima esperienza lavorare con tutti questi grandi attori. Il clima era molto intenso. La cosa più strana è che eravamo costantemente ripresi dalle telecamere, anche quando non sapevamo dove fossero".

Il regista ha poi risposto ad uno dei giornalisti, affermando che l’ospedale Parkland sia effettivamente una metafora. Ha infatti definito la struttura sanitaria "Un luogo che viene ad assumere un significato quasi spirituale. Una metafora della morte: arriva per tutti e di fronte a lei siamo uguali a prescindere da chi siamo. Nel mio film non si giudica: non c’è tempo per puntare il dito. Parkland è una metafora della vita".

Una cronista infine ha affrontato il tema della cospirazione interna riguardo all’omicidio, dando al regista libertà di rispondere riguardo ad un coinvolgimento o meno nell’avere raccontato la storia esattamente come ha fatto Oliver Stone per “JFK”, il regista ha dato una motivazione affermando: "Ci sono poche prove in ogni direzione. Quindi come artista ho deciso di raccontare l’unica verità certa: la tragedia delle persone comuni coinvolte. Volevo raccontare la parte più emozionale della storia".

Alice Bianco

 


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